Mirko Vagnoni, Rex et sacerdos e christomimetes. Alcune considerazioni sulla sacralità dei re normanni di Sicilia

 

La storiografia ha generalmente rappresentato i sovrani normanni di Sicilia (1130-1189) secondo i modelli del re cristomimetes, imago Dei e rex et sacerdos. Questo studio, analizzando le loro raffigurazioni ufficiali, mette in evidenza come in realtà tali concetti risultino assolutamente inadeguati a delineare il rapporto tra questi e l’elemento sacro. In pratica la loro sacralità risulta assolutamente depotenziata e legata esclusivamente al concetto di re come a Deo coronatus.

Parole chiave. sacralità regia, rappresentazione del potere, iconografia regia, monarchia normanna, regno di Sicilia.

Mirko Vagnoni si è laureato in Storia medievale all’Università degli Studi di Siena (2004) ed ha conseguito il dottorato di ricerca a quella di Firenze (2008). Borsista post-dottorato presso il Deutsches Historisches Institut in Roma (2009), il Zentrum für Mittelalter- und Renaissancestudien in Monaco di Baviera ed il Medieval Institute della University of Notre Dame negli Stati Uniti (2012), concentra le sue ricerche sulla rappresentazione del potere nel regno di Sicilia in età normanna-sveva con particolare attenzione al rapporto re-sacro.

 

Giuseppe Roma, Jews, Christians and Muslims along the Mediterranean Basin: an Archaeological Overview

 

 

Il testo permette di disegnare solo una breve panoramica del significato e del ruolo delle tre religioni monoteiste nella storia del bacino del Mediterraneo. Nel VII secolo si rompe la sua unità culturale e politica e gli arabi si stabiliscono sulla sponda meridionale del Mediterraneo, creando un contrasto con le coste settentrionali del Mar Nero. In questo saggio si evidenziano le caratteristiche comuni delle tre religioni monoteiste e l'influenza della filosofia greca sul loro sviluppo.

Parole chiave: Arabi, Religioni monoteiste, Mediterraneo, Tardo antico, Filosofia greca.

Giuseppe Roma (Castroregio 1948) è professore ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale, direttore del Dipartimento di Archeologia e Storia delle Arti dell’Università degli Studi della Calabria. Ha coordinato molti progetti di ricerca su tematiche riguardanti la Calabria e l’area mediterranea in età bizantina relative al popolamento del territorio tra Tarda Antichità e Altomedioevo, i luoghi di culto, le vie di pellegrinaggio. Ha coordinato diversi progetti di ricerca archeologica anche all’estero, indirizzati allo studio degli insediamenti cultuali paleocristiani (impianti basilicali a Cartagine) e medievali (Francia). Particolare attenzione é stata dedicata all'affinamento della metodologia d’indagine nel campo archeologico ed alla Diagnostica dei Beni Culturali in collaborazione con l’Università della California - San Diego, entrando a far parte del gruppo di ricerca ARCHMED. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Roberta Rizzo, Papa Gregorio Magno e gli ebrei di Sicilia

 

L’epistolario di papa Gregorio Magno attesta una presenza numerosa di ebrei in Sicilia sullo scorcio del VI secolo sia nei contesti urbani che in quelli rurali. Nelle città le comunità ebraiche avevano sinagoghe e ospizi, mentre nelle campagne c’erano molti ebrei che lavoravano come coloni nelle masse ecclesiastiche. Nelle principali città portuali dell’Isola svolgevano le loro attività economiche armatori e mercanti dediti al lucroso traffico di schiavi e al trasporto marittimo delle derrate agricole e di prodotti di altro genere. Con questa popolazione ebraica profondamente integrata nel tessuto sociale ed economico della Sicilia dovette confrontarsi la Chiesa rispettandone, da un lato, l’identità religiosa e il diritto alla libertà di culto sancito dalla normativa giuridica, dall’altro, sollecitandone la conversione al cristianesimo ora con incentivi economici ora con mezzi coercitivi non sempre leciti. Auspicando una pacifica convivenza fra i cristiani e le comunità ebraiche papa Gregorio era molto attento a redarguire i vescovi che ledevano i diritti degli ebrei, ma nel contempo esigeva dalle autorità laiche ed ecclesiastiche la punizione degli illeciti commessi dagli stessi ebrei contro la religione cristiana a dispetto delle leggi.

Parole chiave. Gregorio Magno, Sicilia, ebrei, samaritani, sinagoghe, schiavi, magia giudaica o ebraica, navicularius, mercanti, Elia.

Roberta Rizzo (Palermo 1969) si è laureata in Lettere Classiche. È Dottore di ricerca in Storia della Sicilia antica. È stata titolare di un assegno di ricerca sulla cultura religiosa della Sicilia in età antica presso il Dipartimento di Beni culturali, storico-archeologici, socio-antropologici e geografici della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, dove ha pure insegnato, in qualità di professore a contratto, Storia Romana, Storia delle religioni e Storia del Cristianesimo e delle Chiese. È stata Cultore della materia di Storia delle religioni nella Facoltà di Lettere e Filosofia di Palermo e di Storia Romana nella Facoltà delle Arti e della Comunicazione dell’Università di Enna “Kore”. Inoltre collabora con l’Officina di Studi Medievali di Palermo e insegna latino e greco nel Liceo Classico dal 1992. Oltre ad alcuni studi sulla Sicilia tardoantica e su papa Gregorio Magno, pubblicati in riviste scientifiche del settore storico e religioso, ha scritto le seguenti monografie: Virgineus rubor, Roma 1994; Persistenze pagane nel Mediterraneo occidentale fra VI e VII secolo (Mythos, 10), Palermo 2002; Papa Gregorio Magno e la nobiltà in Sicilia (Biblioteca dell’Officina degli Studi Medievali, 8), Palermo 2008; Prosopografia siciliana nell’epistolario di Gregorio Magno, Roma 2009; Culti e miti nella Sicilia antica e protocristiana, Caltanissetta 2012.

 

Daniela Patti, Dinamiche insediative nel territorio di Nicosia e Sperlinga tra età Tardoantica e Altomedioevo

 

L’ampio territorio dei comuni di Nicosia e Sperlinga (EN) presenta un notevole potenziale archeologico ma, forse anche per la posizione periferica ed isolata ha finora destato un interesse alquanto discontinuo, legato soprattutto all’imponente scenario dell’habitat rupestre, noto già nell’antichità. Le numerose ricognizioni hanno permesso di censire oltre un centinaio di siti, molti dei quali inediti, destinati a diverse funzioni: abitativa, funeraria, produttiva, cultuale. Emerge la stretta connessione tra i complessi rupestri e la rete viaria collegata alle principali direttrici di traffico note dagli Itinerari e dalle fonti antiche, fino alla viabilità di età normanna, caratterizzata da una fitta rete di collegamento dei monasteri italogreci dell’area nebroidea, in un’epoca in cui proprio questo territorio diventerà il caposaldo militare della conquista normanna e della riorganizzazione ecclesiastica promossa nell’isola dal Gran Conte Ruggero.

Parole chiave. Tarda Antichità, Altomedioevo, habitat rupestre, viabilità, toponomastica, tombe ad arcosolio.

Daniela Patti (Catania 1973), laureata cum laude in Lettere classiche, indirizzo archeologico, presso l’Università degli Studi di Catania, ha conseguito presso la stessa Università il Dottorato di Ricerca. E’ ricercatore di Archeologia Cristiana e Medievale presso l’Università Kore di Enna. Ha condotto diverse ricerche, soprattutto nell’area centro-nord del territorio ennese, privilegiando le tematiche relative alla storia degli insediamenti tardoantichi e altomedievali con particolare riferimento alle problematiche connesse alla ricerca archeologica relativa all’habitat rupestre. Ha partecipato a diversi convegni e campagne di scavo, anche in missioni estere, occupandosi in particolare degli aspetti della gestione dell’informatica applicata all’archeologia. Attualmente si occupa dello studio dei santuari cristiani nell’ambito di un Progetto di Ricerca finanziato dal MIUR in qualità di Responsabile dell’Unità di Ricerca Locale dell’Università Kore di Enna. Oltre a numerosi contributi apparsi in Atti di convegni e riviste specializzate, ha pubblicato diversi volumi monografici sul territorio ennese. Collabora a progetti di ricerca dell’Officina di Studi Medievali ed è componente della redazione di “Mediaeval Sophia”. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

 

Pietro Palmeri, Adelardo di Bath, la Sicilia, il Mediterraneo, l’Oriente

 

La figura di Adelardo di Bath è emblematicamente rappresentativa del periodo di crescente contatto tra la cultura dell’Oriente e dell’Occidente nell’intensissimo XII secolo ed emerge come personalità di primo piano nel raccordo tra il mondo arabo ed il mondo latino. Influenzato dal circolo di Hereford, sviluppò un forte interesse per le scienze del quadrivio, che fu confermato dai suoi viaggi in Oriente, e con le sue traduzioni dall’arabo contribuì in modo fondamentale alla diffusione nell’Occidente latino degli Elementi di Euclide e dell’astronomia araba, partecipando anche alla trasmissione della cultura di matrice ermetica. L’articolo vuole suggerire in via ipotetica quali poterono essere i flussi culturali intercettati da Adelardo nei suoi viaggi in Sicilia e nel mondo del Mediterraneo.

Parole chiave. Adelardo di Bath, traduzioni, astronomia, Euclide, ermetismo, flussi culturali

Pietro Palmeri (Caltanissetta, 1962), laureato in Filosofia all’Università di Palermo, dottore di ricerca in “Etica”, è docente di ruolo di Filosofia e Storia a Palermo. Dal 1986 collabora con l’Officina di Studi Medievali. Ha pubblicato numerosi articoli e saggi su argomenti di filosofia antica e medievale. Ha curato la traduzione italiana del De veritate di Anselmo d’Aosta (Palermo 2006) ed ha pubblicato la monografia Voluntas e rectitudo nella riflessione etico-filosofica di Anselmo d’Aosta (Palermo 2009). È redattore di «Schede Medievali» e di «Mediaeval Sophia», socio della SIEPM e della SISPM. Attualmente è dottorando di ricerca in “Filosofia, scienze e cultura dell’età tardo-antica, medievale e umanistica”, presso l’Università di Salerno, con una ricerca sull’Apologia pauperum di Bonaventura da Bagnoregio.