Armando Bisanti, L’Antapodosis di Liutprando di Cremona. A proposito di una recente edizione

 

 

L’intervento trae spunto dalla pubblicazione di una nuova edizione dell’Antapodosis di Liutprando di Cremona, a cura di Pablo A. Cavallero (con la collaborazione di Héctor Francisco, Marcelo Rosende e Myrian Maciel), La «Antapódosis» o «Retribución» de Liutprando de Cremona, edición revisada, estudio introductorio, versión castellana, notas e índices (Madrid, Consejo Superior de Investigaciones Científicas, 2007). L’Antapodosis è una delle opere storiografiche più singolari e importanti dell’Alto Medioevo latino e, in particolare, del secolo X in Italia. A tal proposito, l’autore stila una premessa nella quale sono fornite alcune coordinate storico-letterarie sul sec. X in Italia, soffermandosi brevemente su alcuni scrittori (Eugenio Vulgario, Leone di Vercelli, Benedetto di Sant’Andrea del Soratte e, soprattutto, Raterio da Verona), per poi dedicare la parte più ampia del lavoro a Liutprando. Di Liutprando viene tracciata la biografia e vengono passate in rassegna le singole opere. Viene quindi esaminata con cura l’edizione fornita da Cavallero (che, per il testo latino, si fonda su quella allestita da Paolo Chiesa nel 1998), con particolare attenzione ad alcuni problemi quali la lingua, lo stile, la conoscenza del greco da parte dello scrittore, l’ideologia storiografica che traspare dal testo, i rapporti di Liutprando con gli auctores e con la Sacra Scrittura. Oltre a fornire una presentazione dell’edizione dell’Antapodosis, lo studio vuole costituire una “messa a punto” delle principali questioni sollevate dal testo di Liutprando, alla luce dell’abbondante bibliografia su di esso (che viene citata e sovente discussa).

 

 

Parole chiave: Liutprando di Cremona, storiografia mediolatina, filologia, lingua, stile.

 

Armando Bisanti, nato a Palermo nel 1957, è ricercatore di Letteratura Latina medievale e umanistica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo. Nel corso di oltre un venticinquennio ha pubblicato alcuni libri e, su riviste specializzate, numerosi articoli sulla letteratura, in latino, dall’età tardoantica al Rinascimento. Fra i soci fondatori dell’Officina di Studi medievali, è redattore di «Schede medievali» e di «Mediaeval Sophia», e dal 1999 fa parte dell’Ufficio di Presidenza dell’Officina, con la carica di segretario generale. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Mirko Vagnoni, Lex animata in terris. Sulla sacralità di Federico II di Svevia

 

 

La sacralità regia di Federico II di Svevia, tema ampiamente indagato dalla storiografia, viene qui ripreso attraverso lo studio di una fonte poco frequentata dagli storici: quella iconografica, in particolare tramite l’analisi delle raffigurazioni del sovrano svevo prodotte all’interno della sua corte. Soprattutto, mettendo in evidenza i princìpi di natura giuridica sui quali si basa la legittimità e la sacralità del potere federiciano, si affronta il tema del sovrano quale lex animata in terris che si trova alla base dell’impianto iconografico della porta di Capua e della perduta raffigurazione del palazzo imperiale di Napoli operando un confronto con quanto propagandato all’interno anche della cancelleria imperiale tramite la documentazione scritta. Viene dato spazio anche al contesto storico in cui tali scelte ideologiche vennero formulate ed alle motivazioni politiche che portarono alla loro adozione (soprattutto il tentativo di sacralizzare il potere imperiale in contrapposizione al modello desacralizzante che il romano pontefice, a partire dalla riforma della Chiesa e dalla lotta per le investiture, andava proponendo), con il proposito di apportare ulteriori tasselli alla ricostruzione del pensiero politico dell’imperatore svevo.

 

 

Parole chiave: Federico II di Svevia, sacralità regia, regalità medievale, ideologie politiche, iconografia regia.

 

Mirko Vagnoni si è laureato nel 2004 in Storia medievale presso l’Università di Siena e nel 2008 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Storia medievale presso l’Università di Firenze. Dal secondo semestre del 2009 è assegnista di ricerca presso l’Istituto Storico Germanico di Roma per una ricerca sulla sacralità dei sovrani Normanni di Sicilia. I suoi interessi si rivolgono allo studio della regalità dei re di Sicilia durante le dinastie normanna, sveva ed angioina soprattutto attraverso l’analisi delle fonti iconografiche. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..

Guglielmo Russino, Alberto, gli eretici e una singolare difesa del principio di non contraddizione

 

 

L’appassionata difesa della ricerca filosofica e scientifica fatta da Alberto Magno non implica alcuna tolleranza nei confronti dell’eresia. La subordinazione al corpo ecclesiale costituisce il discrimine oggettivo che distingue i veri cristiani dagli eretici. Per questi ultimi occorre la più severa repressione e non c’è spazio per il confronto intellettuale. Come il metafisico non discute con chi nega il principio di non contraddizione, così il teologo a chi nega i fondamenti risponde coi fatti e non con le parole.

 

 

Parole chiave: Alberto Magno, eresia, inquisizione, tolleranza, principio di non contraddizione.

 

Guglielmo Russino (Palermo 1960) si è laureato in Filosofia all’Università di Palermo. È docente di Filosofia nei Licei e Dottore di Ricerca in Filosofia presso l’Università di Palermo. Si occupa di filosofia della religione, di neoplatonismo e di eresia nella scolastica latina. Con Giuseppe Allegro ha curato la traduzione italiana del Commento di Alberto Magno alla Teologia Mistica di Dionigi l’Areopagita. Collabora alle riviste «Schede Medievali», «Mediaeval Sophia» e «Filosofia e Teologia». E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Web: http:// dionysiana. wordpress.com/.

Maurizio Paolillo, La lettera di Giovanni da Montecorvino (1247-1328) e il suo incontro con il Re Öngüt Giorgio: un enigma medievale in Asia Orientale

 

 

Giovanni da Montecorvino era un missionario francescano che lasciò l’Italia nel 1289, come inviato in Oriente del Pontefice Nicola (Niccolò) IV. In una delle sue lettere dal Catai, datata 8 gennaio 1305, egli descrive la conversione dal “Nestorianesimo” al Cattolicesimo del “Re Giorgio”, capo degli Öngüt, il quale sarebbe “della stirpe di quel grande Re che fu detto Presbitero Giovanni”. La conversione avrebbe portato all’edificazione della prima chiesa cattolica in Asia Orientale: qui, secondo la narrazione di fra Giovanni, il Re Giorgio, dopo aver ottenuto gli ordini minori, avrebbe concelebrato la Messa. Questo articolo analizza alcuni punti oscuri in questa famosa lettera, nel tentativo di chiarire questo importante episodio nella storia delle relazioni tra Oriente e Occidente nel Medio Evo. L’autore ha fatto uso di fonti occidentali e cinesi, cercando di fornire una solida base a questo enigma storico.

 

 

Parole chiave: Giovanni da Montecorvino, Nestorianesimo, Catai, Missioni

 

Maurizio Paolillo, dal 1993 membro della Associazione Italiana degli Studi Cinesi (AISC), è Ricercatore confermato e Professore Aggregato di Lingua Cinese presso l’Università del Salento. È titolare dall’A.A. 2007-08 dell'Insegnamento di Storia dell'Arte dell'Asia Orientale presso l'Università di Genova (affidamento a contratto). Nell'A.A. 2007-08 è stato anche titolare per affidamento dell'insegnamento di Storia delle Religioni in Cina presso l'Università di Urbino “Carlo Bo”. Nel 1990 si è laureato summa cum laude all'Istituto Universitario Orientale di Napoli (IUO, oggi Università “L’Orientale”), con la prima tesi sinologica in Italia sul fengshui. Nel 1999 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Storia dell'Arte dell'India e dell'Asia Orientale (X Ciclo) presso l’Università degli Studi di Genova con una tesi sul giardino cinese dai Song ai Ming (Coordinatore: Prof. P. Mortari Vergara Caffarelli). La sua prima permanenza di studio in Cina risale al 1988; ha ottenuto una borsa di studio del Ministero Affari Esteri nel 1989-90, e una borsa di studio dell’IUO per il perfezionamento all'estero, svolgendo attività di ricerca su testi classici di fengshui presso l’INALCO di Parigi nel 1992-93 e nel 1994-95. È autore di un libro (Il giardino cinese, Guerini e Associati, Milano 1996), e di circa trenta articoli in italiano, inglese, francese e cinese pubblicati a partire dal 1992 su riviste specializzate. Ha partecipato con relazioni a circa 45 convegni nazionali ed internazionali tenuti presso sedi accademiche e diplomatiche; in particolare, su invito del Ministero Affari Esteri (Ufficio di Cultura del Consolato d'Italia a Shanghai) ha tenuto negli anni 2003-2009 varie conferenze presso sedi universitarie e diplomatiche di Shanghai e Suzhou.

Marco Palma, Per lo studio della produzione scritta nel medioevo: i materiali delle Chartae Latinae Antiquiores e dei Manoscritti Datati d’Italia

 

 

La seconda serie delle Chartae Latinae Antiquiores e i Manoscritti Datati d’Italia sono stati utilizzati per la costituzione di archivi on-line, al fine rispettivamente di valutare le definizione dei tipi grafici nell’edizione dei documenti italiani del secolo IX e di fornire agli studenti una ricchissime messe di scritture latine bassomedievali per esercitarsi nel riconoscimento delle diverse tipologie. Un esempio dell’applicazione di questa seconda finalità è offerto dal recente studio di Lucia Barbera, che ha attribuito un nome alle grafie di 58 manoscritti datati conservati in Sicilia. L’altissimo numero di definizioni riscontrate fa nascere legittimi dubbi sull’opportunità di etichettare comunque le scritture medievali, per le quali dovrebbe bastare una puntuale descrizione basata sul riferimento alle tipologie più note.

 

 

Parole chiave: documenti italiani del sec. IX, manoscritti bassomedievali, definizioni dei tipi grafici.

 

Marco Palma insegna Paleografia latina all’Università di Cassino. Ha lavorato a ricerche sperimentali sull’archeologia del libro medievale (identificazione della specie animale della pergamena, composizione di colori e inchiostri), alla ricostruzione della produzione dello scriptorium di Nonantola, all’edizione di carte lucchesi del secolo VIII, alla catalogazione di codici datati conservati in diverse regioni italiane. Si è dedicato anche alla diffusione dell’informazione in rete mediante l’ideazione e la gestione di diversi siti: BMB. Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana, Donne e cultura scritta nel medioevo, Materiali didattici per la paleografia latina, Catalogo aperto dei manoscritti Malatestiani. Cura la collana Scritture e libri del medioevo (Viella, Roma).

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