Guglielmo Russino, Il dibattito medievale sulla tolleranza: Rolando da Cremona e il Liber suprastella

 

 

Nel XIII secolo assistiamo a un vero e proprio dibattito sulla tolleranza verso gli eretici. Ne sono testimoni le non infrequenti questioni utrum haeretici sint tolerandi. Indubbiamente i maestri della scolastica si schierano nettamente a favore dell’intolleranza e i loro interventi appaiono funzionali all’azione repressiva intrapresa dalla Chiesa. Tuttavia ciò non deve far pensare a una indiscussa unanimità. L’analisi delle obiezioni e degli argomenti a cui si risponde in tali questioni dimostra una persistente resistenza alle ragioni della persecuzione. Ci si rivolge a concreti (e talvolta identificabili) oppositori. L’accordo fra i maestri non è il riflesso di un comune sentire, ma piuttosto corrisponde all’attivo impegno nella politica repressiva delle istituzioni ecclesiastiche, a cui il mondo universitario è strettamente legato.

 

 

Parole chiave: tolerantia, Rolando da Cremona, zizania, Salvo Burci, Liber Suprastella.

 

Guglielmo Russino (Palermo 1960) si è laureato in Filosofia all’Università di Palermo. È docente di Filosofia nei Licei e Dottore di Ricerca in Filosofia presso l’Università di Palermo. Si occupa di filosofia della religione, di neoplatonismo e di eresia nella scolastica latina. Con Giuseppe Allegro ha curato la traduzione italiana del Commento di Alberto Magno alla Teologia Mistica di Dionigi l’Areopagita. Collabora alle riviste «Schede Medievali», «Mediaeval Sophia» e «Filosofia e Teologia».
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Web: http://dionysiana.wordpress.com/

 Elisa Vermiglio, L’archivio dell’arciconfraternita dei Rossi: una fonte di documentazione messinese tra Medioevo ed Età moderna

 

 

L’archivio dell’Arciconfraternita dei Rossi, costituito da cinquantacinque volumi, due registri e due fasci di atti contabili, rappresenta una fonte di notevole interesse per la storia arciconfraternale messinese e riveste una importanza maggiore se si considera la sua unicità nel panorama della documentazione urbana peloritana tra ’400 e ’500. Lo studio sul fondo si è soffermato in particolar modo sull’origine e sull’organizzazione della confraternita in rapporto con la società peloritana e con la diffusione del fenomeno aggregativo tra il XV e il XVI secolo, mettendo in luce gli aspetti devozionali e caritativi a Messina attraverso diverse tipologie di fonti. I registri indagati riguardano cronologicamente gli anni della fondazione della confraternita fino alla fine del secolo ed in particolare prendono in esame la documentazione quattrocentesca allegata al fondo, che fornisce alcune tracce di storia messinese del XV secolo, offrendo informazioni su alcune famiglie e personaggi tra medioevo ed età moderna.

 

 

Parole-chiave: storia, archivio, confraternita, Messina, XV-XVI secc.

 

 

Elisa Vermiglio (Messina 1978) laureata con lode nel 2001 in Lettere Moderne, nel 2006 ha conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia Medievale presso l’Università di Paleremo, con una tesi sui flussi migratori tra Sicilia e Calabria nel Basso Medioevo. Titolare di un assegno di collaborazione alla ricerca presso il dipartimento di Storia e Scienze Umane dell’Università di Messina, ha pubblicato saggi sulla realtà cittadina messinese e sul commercio marittimo in età basso medievale. È “Cultore della Materia” in Storia Medievale (M-STO/01) e in Archivistica, Bibliografia e Biblioteconomia (M-STO/08) presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Messina.

 Maria Vassallo, Alcuni aspetti cosmogonici dello śivaismo tantrico kaśmīro

 

 

Le scuole filosofiche śivaite del Kaśmīr sono caratterizzate da una visione non-dualista (advaita): non esiste cesura tra l’Assoluto e l’Universo poiché il cosmo è identico alla Realtà Ultima, definita Śiva. La reale natura dell’Assoluto è al tempo stesso sia Coscienza Universale (cit), ossia il potere di auto-rivelazione attraverso cui il Supremo Śiva splende in sé, sia śakti, Energia Universale. Considerato dalla prospettiva del Potere di Manifestazione, il dio Śiva costituisce uno dei termini di una dualità. L’altro è la dea Śakti, Potenza Universale creatrice di manifestazione.

L’intero processo cosmogonico appare come una ciclica “trasformazione” (parināma) in cui la “distruzione” di Śiva è metafisicamente intesa come un “chiudersi” (nimesa) della sua Coscienza. Tale “dissolvimento” (pralaya) riprende in sé ciò che da sé ha proceduto come espansione ossia come “schiudersi” (unmesa) della Śakti. In tale funzione negativa, spiegata anche come “separazione” di Śiva da Śakti, va ravvisata l’azione “introversa” di una “negazione della negazione”, mediante la quale ciò che appariva dualisticamente come “Altro” non è annientato ma dissolto e ri-accolto nel Principio stesso.

 

 

Parole-chiave: Śiva, Śakti, potenza, coscienza, assoluto, universo

 

 

Maria Vassallo ha conseguito la laurea in Filosofia e il Dottorato di Ricerca in Etica presso l’Università degli Studi di Palermo. Ha studiato Lingua Sanscrita, Indologia e Religioni e Filosofie dell’India presso la Facoltà di Studi Orientali dell’Università “La Sapienza” di Roma. É membro della SISPM (Società italiana per lo studio della Filosofia Medievale) e della SIEPM (Société internationale pour l’étude de la philosophie médiévale). Tra le sue pubblicazioni: Quattro capolavori della cultura indiana: la “Biblioteca Orientale” dell’Adelphi, «Schede Medievali» 41 (2003), pp. 223-235; L’avatāra e le forme visibili del Principio che ha nome, «Pan. Studi del Dipartimento di Civiltà Euro–Mediterranee e di Studi Classici, Cristiani, Bizantini, Medievali, Umanistici» 23 (2005), pp. 153-159; India medievale e moderna: testi e contesti. Le giornate di studio Image et Patronage, de l’Inde à l’Iran organizzate dall’équipe 2719 dell’EPHE, in “Schede Medievali” 43 (2005), pp. 445-450.

 José Maria Silva Rosa, O simbolismo da «Domus Religionis» no «Liber de Concordia Novi ac Veteris Testamenti» de Joaquim de Fiore

 

 Dopo un periodo in cui l’Immaginazione Creativa era stata vista come pericolosa per l’ordine teologico, scientifico, e politico, per cui andava sradicata – era la famoso «folle du logis» dei discorsi dell’Illuminismo – oggi siamo pronti, grazie a quanto ci hanno insegnato G. Bachelard, G. Durand, R. Abelio, P. Ricoeur, ecc. per capire i dinamismi de l’Imaginale (H. Corbin) e riportarli nel reame della razionalità. È in quest’ottica che uno dei testi più famosi di Gioacchino da Fiore, Liber de Concordia Novi ac Veteris Testamenti (Venezia, 1519) diviene particolarmente significativo. In questo testo, fra le altre cose, l’abate calabrese, in quanto Architetto Visionario (cfr. Liber Figurarum), disegna l’impianto della Domus Religionis (della Casa, cioè, dei Monaci perfetti) e sviluppa una curiosa interpretazione simbolica ed un’applicazione antropologica delle mansioni diverse di un simile convento scatologico

 

 

Parole-chiave: Gioachimismo, Esegesi simbolica, Profezia, Millennarismo, Domus religionis

 

 

José Maria Silva Rosa, BA (1993), MA (1997) e PhD (2005) in Filosofia Medievale presso la Portuguese Catholic University (UCP) di Lisbona. Insegna alla UCP dal 1993 al 2002. Attualmente insegna Filosofia all’Università di Beira Interior (Covilhã, Portogallo). Tra le sue varie pubblicazioni: Em busca do Centro. Investigações sobre a noção de Ordem na obra de Santo Agostinho (Período de Cassicíaco), Lisbon, Universidade Católica Editora, 1999; O Primado da Relação. Da intencionalidade trinitária da filosofia, Lisbon, Universidade Católica Editora, 2007; Introdução e Notas nella edizione bilingue (Latino/Portoghese) del De Trinitate di Sant’Agostino, Lisbon, Paulinas - Fátima Sanctuary, 2007.

 

 

Domenica Parisi, De opere prime die. Esegesi dialettica e teologia nel commento di Pietro Abelardo al primo giorno della creazione divina

 

 

Rifacendosi alla tradizione patristica e medievale, nell’Expositio in Hexameron Pietro Abelardo legge e commenta il racconto biblico della creazione divina (Gn. 1) utilizzando la spiegazione letterale, mistica e allegorica. Come già si evince dall’esegesi condotta sul primo giorno della creazione, il rapporto che egli instaura con la tradizione e le auctoritates è complesso e articolato. Abelardo procede nella sua interpretazione impiegando le armi della logica e della dialettica per fornire una spiegazione della sacra pagina e una comprensione mysteria fidei in cui la ratio viene assunta come strumento di intelligibilità degli enunciati di fede, per rendere la Verità rivelata più comprensibile al pensiero umano. A tal fine il Magister si sofferma sule espressioni, sui termini e sui verbi impiegati, confronta spesso le versioni latine con gli equivalenti termini ebraici e si cimenta in un costante e fecondo confronto con le auctoritates, tra le quali è possibile rilevare una predominante influenza agostiniana. In tale confronto Abelardo offre notevoli spunti innovativi, dovuti alla sua formazione di Magister dialecticae e all’ardore speculativo che lo contraddistingue.

 

 

Parole-chiave: Pietro Abelardo, esegesi delle Scritture, mysteria fidei, ratio, Genesi

 

 

Domenica Parisi (Termini Imerese 1979) si è laureata in Filosofia nel 2005 presso l’Università degli Studi di Palermo con una tesi sull’Expositio in Hexameron di Pietro Abelardo. Nel 2007 ha conseguito l’abilitazione all’insegnamento per la classe di concorso A037 (Filosofia e Storia) presso la S.I.S.S.I.S. e ha svolto brevi periodi di docenza nei Licei. Collabora con l’Officina di Studi Medievali. E-mail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.